14 DICEMBRE 2018
Ci riuniamo in piazza alle 10.30 per accogliere Franco Arminio, insieme agli studenti e ai docenti del Liceo Scientifico e ai cittadini che hanno risposto all’invito. Fa abbastanza freddo ma non piove, ed è già tanto. Franco non si fa attendere: arriva puntuale in piazza dopo aver fatto una capatina al parco delle terme per vedere l’opera Earth Cinema di Anish Kapoor; non perde occasione, lui che si è autodefinito paesologo, per conoscere i piccoli centri. E’ partito presto questa mattina da Bisaccia, il paese in provincia di Avellino dove è nato e dove vive, un piccolo centro di circa 3.800 abitanti. Franco Arminio da anni va in giro a raccontare l’Italia interna, quella delle aree marginali come la nostra, e lo fa in quanto poeta, scrittore, documentarista, profondo conoscitore e soprattutto abitante di queste realtà.
Non è la prima volta che visita Latronico, è stato invitato in altre occasioni a parlare durante momenti pubblici. Ma oggi, prima di riunirci per ascoltarlo, cammineremo insieme a lui lungo il tratto di Sentiero Italia che attraversa il nostro Comune.
Il Sentiero Italia, che parte da Santa Teresa di Gallura e arriva al confine tra Italia e Slovenia, è un tracciato escursionistico di oltre 6.000 km che unisce l’Italia intera “in un grande abbraccio, attraverso la percorrenza a piedi degli straordinari territori che il nostro Paese è in grado di offrire non appena si abbandona la strada asfaltata.” (Vincenzo Torti, Presidente CAI). Inaugurato nel 1995 con la grande manifestazione organizzata dal CAI, Camminaitalia, è oggi di nuovo oggetto di attenzione da parte di chi vorrebbe ripristinarlo e rilanciarlo.
Con il nostro cammino vogliamo contribuire a riportare lo sguardo su questo tracciato e a farlo conoscere ai più o meno giovani che ne ignorano l’esistenza. Insieme a noi, oggi, camminerà anche Paolo Mele, il project manager della Fondazione Matera – Basilicata 2019, nostro punto di riferimento in questa importante avventura che è Ka art.
Il tratto del Sentiero Italia sul quale cammineremo è quello che unisce il centro abitato di Latronico alla contrada Arenara. Ci avviamo perciò dalla piazza Umberto I e attraversiamo il rione Monastero, passando vicino alla Chiesa della Madonna delle Grazie fino alla Piazzetta dell’Indipendenza. Qui facciamo una prima sosta per dare il benvenuto a tutti in luogo abbastanza silenzioso e ascoltare dalla voce di Franco Arminio qualche sua poesia. In questo rione, poco interessato negli anni ‘70 e ‘80 dal traffico automobilistico, molti come noi, allora bambini, hanno trascorso giornate intere all’aperto e si sono cimentati in giochi di strada, più o meno pericolosi. Attraversarlo adesso vuol dire coglierne le trasformazioni, non solo perché è un venerdì di dicembre, le scuole sono aperte, fa freddo, e sarebbe altamente improbabile trovare bambini in giro, ma anche perché gran parte delle case sono state abbandonate e, per diverse ragioni, il quartiere si è ormai spopolato.
Riprendiamo il cammino, superiamo la Cappella di San Vito e saliamo su verso la Pineta, i cui alberi vennero piantati dai latronichesi negli anni ‘20. La Pineta, durante il Fascismo, fu sede di una colonia estiva per i bambini del paese che lì svolgevano attività ludiche e ricreative. In tempi più recenti questo luogo ha significato molto per gli abitanti di Latronico, specialmente durante l’estate, quando la frescura e la presenza di un bar ristorante invitava molti a trascorrere interi pomeriggi tra gli alberi. Dopo varie vicissitudini, oggi, purtroppo, si trova in uno stato totale di abbandono e a noi fa male vederla ridotta in questo stato. Anche per questo motivo decidiamo di fare tappa proprio qui. Franco Arminio legge ancora delle sue poesie e invita alcuni, tra i presenti, a tradurle nel proprio dialetto. E’ un modo, questo, dice Franco, per ridare dignità a idiomi, gradazioni della lingua italiana che, da un certo punto in poi, abbiamo iniziato a considerare quasi come qualcosa di cui vergognarci.
La sosta successiva la facciamo nei pressi del serbatoio dell’acquedotto Difesella, che ci dà lo spunto per parlare dell’aspetto idrogeologico legato al Monte Alpi e delle varie sorgenti, calde e fredde. Più avanti, quando ormai abbiamo raggiunto il bivio per la località Pargo, ci fermiamo nuovamente. Da questo punto, infatti, è possibile ammirare Monte Alpi in tutta la sua maestosità. A questa montagna, e a questo paesaggio, Franco Arminio dedica ancora una poesia dopo di che ci invita a intonare un canto. La performance improvvisata non produce gli effetti sperati ma ci fa sorridere, prima di riprendere il cammino. Scegliamo il percorso ad anello e ritorniamo in piazza percorrendo la statale 104 Sapri-Ionio. Lungo la strada si chiacchiera ancora piacevolmente, prima di salutarsi per la pausa pranzo.
A tavola, con Franco Arminio, tra una pietanza e l’altra, continuiamo a parlare di paesi, politica, di ciò che sarebbe necessario fare per ridare vitalità a questi luoghi e qualche motivo in più, alle persone, per restarci.
Finito il pranzo, Franco ci chiede di poter riposare un po’ mentre noi ci avviamo presso il Mula+ Museo di Latronico dove, nel pomeriggio, è previsto un incontro pubblico.
Nel frattempo iniziano ad arrivare i primi ospiti che, insieme a noi, domani festeggeranno i 10 anni di ArtePollino, ovvero gli studenti e i docenti dell’Accademia di Belle Arte dell’Aquila e Stefania Crobe.
Alle 18.00 Franco Arminio è pronto per parlare del “nuovo umanesimo della montagna” alle persone che sono venute ad ascoltarlo. Tra riflessioni e letture di poesie andrà via un’ora e mezza circa senza che nessuno avverta la stanchezza. Franco ammalia il pubblico con il suo pensiero, la sua ironia, la sua intelligenza. Ci fa pensare e sorridere allo stesso tempo. Ci costringe a guardare in faccia e a ridere del nostro pessimismo, dello scoraggiamento, della rassegnazione. Instaura con il pubblico un rapporto sano, che alla fine lascia una sensazione di benessere e di leggerezza pur avendo affrontato temi tanto impegnativi, se pensiamo a ciò che i nostri paesi rischiano di diventare. Ma possiamo fare ancora molto, e Franco oggi è venuto a ricordarcelo.
15 DICEMBRE 2018
Quest’anno ricorrono i dieci anni dalla costituzione dell’associazione ArtePollino, nata per portare avanti il progetto ArtePollino un Altro Sud, voluto dalla Regione Basilicata e dai Ministeri dello Sviluppo Economico e dei Beni e delle Attività Culturali, inserito nel programma Sensi Contemporanei. Abbiamo perciò deciso di festeggiare questo importante compleanno invitando delle persone che, in un modo o nell’altro, hanno seguito il nostro lavoro e ci sono state vicine. Le Accademie di Belle Arti occupano un posto speciale nella storia dell’associazione. Con esse abbiamo dato vita a una delle attività alle quali maggiormente teniamo, il Premio ArtePollino. Per tre anni consecutivi, 2014 – 2016, infatti, siamo riusciti a portare nel Parco molti studenti e docenti provenienti da diverse parti d’Italia. Dalle tre edizioni sono venuti fuori tante idee progettuali e tre installazioni permanenti.
Questa mattina, in piazza a Latronico, ci sono Alessandra Carducci, Davide Laghese, Michela Del Conte e Silvia Impeciati, insieme ai professori Franco Fiorillo e Carlo Nannicola. Hanno lasciato, ieri, L’Aquila sotto la neve per venire qui a festeggiare nel modo che più ci piace: allestire un laboratorio che coinvolga gli studenti delle scuole e i passanti. “Urban Field Colors (UFC): modellare, modulare paesaggi” è un laboratorio che l’Accademia sta portando avanti da tempo. Prevede la realizzazione di manufatti, dipinti, stampe, utilizzando terre locali. Scegliamo lo spazio in piazza più adatto ma, nel giro di mezz’ora, siamo costretti a ripararci dalla pioggia e a cercare una soluzione alternativa. Per fortuna il sindaco viene in nostro aiuto mettendoci a disposizione la sala consiliare.
In poco tempo la sala viene letteralmente invasa dagli studenti della scuola secondaria di primo e secondo grado, ed è bellissimo vederli tutti intorno ai tavoli di lavoro rapiti da ciò che le parole e le mani di Silvia, Davide, Michela, Franco e Carlo riescono a fare. Alcuni di loro vengono invitati a sperimentare le diverse tecniche, mentre Alessandra immortala i loro sguardi e le loro mani con la macchina fotografica. Proponiamo agli studenti di cimentarsi con il disegno, dipingendo con terra mista a gomma arabica, oppure di realizzare delle stampe mediante l’utilizzo del linoleum, inciso dagli allievi dell’Accademia, e del tirabozze. I risultati sono molto soddisfacenti e, nel pomeriggio, Carlo raccoglierà le immagini in un documento da proiettare al Mula+ domani mattina per i visitatori che vorranno vederli.
Dopo la pausa pranzo, ci prepariamo per la tavola rotonda prevista nel pomeriggio.
Da Roma ci raggiunge Andrea Topo, che ha visto ArtePollino muovere i primi passi e, negli anni, è diventato anche un caro amico. Andrea, nel 2008 – 2009 faceva parte del team di campo, cioè di quel gruppo di esperti messi a disposizione dai Ministeri, che hanno aiutato a far nascere ArtePollino e a creare le condizioni affinché il progetto potesse avere lunga vita. Da Matera, invece, arrivano Patrizia Minardi e Rossella Tarantino. Per ragioni diverse, entrambe conoscono bene la storia del progetto e dell’associazione. Patrizia Minardi, oggi dirigente regionale e responsabile dell’Ufficio Sistemi Culturali e Turistici oltre che della Cooperazione Internazionale, ha visto muovere i primi passi al progetto ArtePollino. Rossella Tarantino, manager sviluppo e networking della Fondazione Matera-Basilicata 2019, nel 2008 faceva parte del nucleo di valutazione degli investimenti pubblici della Regione Basilicata, lo stesso ufficio operativo che portava avanti il progetto ArtePollino. Nel 2008, come evidenzierà bene Andrea Topo nel suo intervento, la Regione Basilicata rappresentava un modello virtuoso per l’utilizzo dei fondi pubblici nell’ambito dei progetti di sviluppo culturale, e ArtePollino Un Altro Sud fu un progetto molto innovativo che, in più occasioni è stato raccontato e apprezzato anche da operatori di altre nazioni europee.
Al tavolo siede anche Franco Fiorillo, docente dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila.
Il confronto viene coordinato da Stefania Crobe, fondatrice di SITI Laboratorio di immaginazione urbana e umana. Stefania per tre anni ha fatto parte della giuria del Premio ArtePollino e ha poi raccontato la nostra esperienza nella sua tesi per il dottorando di ricerca presso l’Università La Sapienza di Roma. Con la competenza acquisita in tanti anni di ricerca e studio, Stefania riesce non solo a stimolare i relatori su diversi argomenti, tutti inerenti al “Fare arte e cultura nella aree interne” e quindi il rapporto accademie arte e territorio, gli investimenti pubblici in ambito nazionale ed europeo, il coinvolgimento della aree interne durante le celebrazioni del 2019 per Matera Capitale europea della Cultura, la normativa regionale volta a far crescere il settore cultura, ma soprattutto a porgerli al pubblico in modo chiaro e non frammentato. Chiudiamo la serata con un brindisi, relatori e pubblico insieme, a questi dieci anni e a quelli che verranno.